Crisi coronavirus: salvaguardare il trasporto intermodale ferroviario come asset strategico per l’economia

La crisi Coronavirus ha
pesanti ripercussioni sulle filiere logistiche italiane ed europee. Oggi
l’Italia è in prima linea, con restrizioni imposte dal governo in data
8/9.3.2020 che non limitano direttamente il trasporto merci, ma tuttavia hanno
effetti notevoli sulla logistica e sull’economia. Ore
queste, inoltre, in cui ulteriori azioni potrebbero essere intraprese per la
tutela della salute pubblica nel nostro Paese e in altri stati europei. L’economia italiana è infatti strettamente connessa ai
mercati del centro-nord Europa. Se i flussi di merce non funzionano, si rischia
il collasso dell’intera economia.
In questo contesto, il trasporto ferroviario, sia intermodale che convenzionale, riveste un
ruolo strategico, in quanto movimenta grandi quantità di merce su lunghe
distanze, con percorsi fissi e monitorabili, e con un utilizzo del personale
limitato e facilmente
controllabile dal punto di vista sanitario oltre ad un
ben saputo minor impatto ambientale per tonnellata trasportata.
In Italia il volume di merci trasportate su ferrovia
ammonta a 97 milioni di tonnellate annue, di cui 60 milioni con la tipologia
del trasporto intermodale strada/rotaia. Particolarmente rilevante è la quota
internazionale, con 62 milioni di tonnellate in import/export. La merceologia riguarda sia l’approvvigionamento dei
privati (medicinali,
carburanti, derrate alimentari) che la produzione industriale (materie prime, semilavorati).
Il trasporto intermodale utilizza la modalità ferroviaria
per le lunghe distanze e quella stradale per la distribuzione finale. Si
tratta di un sistema sicuro, chiuso, facilmente controllabile, tracciabile e
regolabile con perno su un numero limitato di centri intermodali. Sin dall’inizio dell’emergenza, tutti i diversi attori
della catena logistica hanno adottato una serie di misure per tutelare la salute e la
sicurezza delle persone coinvolte nei processi produttivi, recependo e
spesso anticipando le indicazioni delle autorità.
Oggi le aziende leader del settore logistico stanno trasferendo molte merci su ferrovia per diminuire la
mobilità di persone (autisti) attraverso l’Europa. Un equipaggio treno (massimo 2 persone) movimenta 40
semirimorchi, mentre un terminal intermodale che gestisce giornalmente 20 coppie di treniutilizza 60 ferrovieri per muovere merce che altrimenti
mobiliterebbe 800 autisti.
Le misure adottate permettono il pieno rispetto delle nuove norme. Vi è una relativa
certezza che le occasioni di contagio siano veramente ridotte al minimo. Se il trasporto
intermodale ferroviario è vitale per l’economia e gli approvvigionamenti, esso va appoggiato e garantito e, ove possibile, potenziato
con aiuti e misure specifiche. Mentre va ricordato che il fenomeno Coronavirus attualmente
risulta particolarmente critico in Italia, ma è in espansione in tutta Europa. E per tutelare l’economia italiana ed europea, è
indispensabile agire in maniera veloce, snella, pragmatica ed è quindi il
momento di spingere con determinazione verso un modello di trasporto
sostenibile, sicuro e resiliente come quello intermodale.
Lettera aperta di sensibilizzazione per le Istituzioni
sottoscritta dai Responsabili delle Organizzazioni Anita, Assofer, Assologistica, Fercargo, Fercargo Terminal,
Fercargo Manovra, Fercargo Rotabili, SOS Logistica, UIR, Esc, Erfa, Nee, Uirr.