Per la presidente degli spedizionieri lombardi bisogna abbandonare ipotesi “fantasiose” di nuovi hub terrestri ad Alessandria o Arquata Scrivia e puntare di più sulle strutture esistenti

Fonte Ship2Shore 31.01.

Milano – Per gli spedizionieri lombardi, che servono la principale regione produttiva dal Paese, non servono nuovi hub retroportuali in Nord Italia: quelli esistenti sono sufficienti, se sviluppati a dovere.

E’ questo il pensiero espresso da Betty Schiavoni, Presidente di ALSEA (Associazione Lombarda Spedizionieri e Autotrasportatori) durante il convegno milanese Shipping, Forwarding & Logistics meet Industry, durante il quale gli operatori del trasporto si sono confrontati coi loro committenti, ovvero i rappresentanti delle aziende manifatturiere.

“Industria e logistica devono fare un appello comune e condiviso alla politica sull’emergenza infrastrutturale che colpisce il nostro Paese” ha dichiarato la Presidente di ALSEA. “La logistica è un settore fondamentale per tutta l’economia nazionale e una leva strategica in termini geopolitici, ma in Italia, di questo, nessuno sembra rendersi conto. La politica è totalmente sorda alle nostre esternazioni e il fatto che il Governo, invitato a questo evento, non abbia ritenuto di mandare un suo emissario, la dice lunga sulla considerazione riservata al nostro settore”.

Quello che manca è la volontà politica, perché gli obbiettivi sono chiari e ben noti secondo Schiavoni: “Dobbiamo puntare su un numero limitato di porti, che sono quelli già scelti dalla merce. L’arco ligure, con Vado, Genova e La Spezia, nel Tirreno e gli scali di Venezia e Trieste in Alto Adriatico”.

Discorso analogo per quanto riguarda gli inland terminal: “Gli interporti che ci sono vanno benissimo, se fatti funzionare a dovere. Lasciamo perdere ipotesi fantasiose come Alessandria o Arquata Scrivia. Il retroporto naturale degli scali liguri è Rivalta: puntiamo su quello e sulle altre strutture che già esistono e lavorano”.